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Senza un cenno d'amore

No, Gina non sapeva cosa significasse avere una famiglia amorevole. Conosceva la differenza fra la sua e le altre, dolorosamente, quando vedeva una mamma sorridere alla sua bambina, quando una compagna di scuola diceva che il suo papà l'aveva aiutata a fare i compiti. Soprattutto se andava a casa della Patty. 

Le cose erano sempre state così, da che ne aveva memoria; crescendo si era chiesta spesso come quei due, sua madre e suo padre, si fossero incontrati e avessero deciso di sposarsi, come doveva essere stato il loro fidanzamento, se era stato una specie di ripiego consapevole, chi vuoi che ci si prenda, mettiamo su una società di mutuo soccorso. 

Anche le foto del matrimonio dovevano essere ingannevoli: sorridevano gli occhi, parevano felici. 

Gina e sua madre non parlavano quasi mai. Figuriamoci affrontare temi così delicati. Perciò Gina non sapeva come Barbara Malandi in Tocco fosse diventata la matrigna cattiva della favole. 

L'origine di tutto era stata Luigina, la madre di Barbara, o forse no, forse anche lei avrebbe potuto dire la sua, su come era diventata la pecora nera della famiglia.

Aiutata da una bellezza fuori dal comune, aveva vissuto fregandosene delle convenzioni: con la sua girandola di amanti beveva, spendeva, giocava. Aveva sposato giovanissima un uomo ricco e vecchio, gli aveva dato una figlia che forse non era neppure la sua, ne aveva dilapidato il patrimonio. I genitori non volevano saperne di lei, né il fratello né le sorelle. 

Barbara era cresciuta giurando a se stessa che sarebbe stata tutt'altro tipo di donna, l'esatto contrario della madre: posata, seria, rispettosa delle regole, affidabile. Il tipo che gode della stima di tutti. E nutriva speranze. Speranze grandi come case, casermoni con centinaia di appartamenti, grattacieli altissimi. 

Quando aveva incontrato Fabio Tocco le era parso di aver ottenuto il primo premio per i propri sforzi. Uno da manuale, lavoratore, educato, la sua controparte ideale. 

Lei brillava di gioia, lui quasi la venerava. 

Le cose andarono bene, fino a quando Barbara rimase incinta di Gina. Fu un gravidanza difficile, da rimanere a letto.

Fabio si sentiva solo; e si fece consolare. Barbara lo scoprì, nel modo peggiore: sentendo una conversazione in un bar, tra pettegole, mentre portava a spasso la pupa, che ancora l'allattava. 

E allora tutto quello in cui aveva creduto, che ci fosse una causa e un effetto, che se si fosse comportata bene avrebbe avuto la vita che desiderava, si sbriciolò sotto i suoi occhi. 

Gina non poteva immaginare che l'addestramento alla mancanza d'amore fosse una sorta di perverso regalo che Barbara pensava di farle, per prepararla al peggio, che la vita era uno schifo. 

 

 

 

 

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